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Home News L'Associazione 3 Giugno per la memoria e per la giustizia. Una esperienza di donne dall'89 al 92
Giovedì 31 Gennaio 2019 12:57

L'Associazione 3 Giugno per la memoria e per la giustizia. Una esperienza di donne dall'89 al 92

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I nostri obiettivi

L'Associazione «3 Giugno», costituita a Torino per iniziativa delle detenute del braccio femminile della Casa Circondariale Le Vallette, dopo il tragico incendio che costò la vita ad otto di loro e a due vigilatrici, ha tra le sue finalità quella di «attivarsi affinché vengano riconosciuti e concretamente rispettati in ogni situazione i diritti umani e civili di chi è detenuto/a, in primo luogo l'incolumità, l'integrità e la dignità della persona». La consapevolezza che i limiti ai diritti della persona sono imputabili alle logiche dell'istituzione totale, la quale ha sedimentato una propria «gerarchia di valori» autonoma e separata, porta ad identificare nella extraterritorialità del carcere il nodo da sciogliere perché la rivendicazione di diritti inalienabili non si esaurisca in una battaglia formale e dunque perdente. La stessa Amministrazione Penitenziaria, negli ultimi anni, ha dimostrato la sua disponibilità ad aprire il carcere alla città, ma troppo raramente, ancora, la società esterna si assume una quota di responsabilità reale, ridimensionando la tradizionale delega riconosciuta all'Amministrazione Penitenziaria. L'Associazione mira a proporre un terreno di intervento responsabile e concreto non solo e non tanto alle istituzioni del governo locale, che già ne sono, con vario esito, investite, quanto a tutte quelle figure sociali che hanno saperi e professionalità da investire per la sicurezza, la salute, la formazione, i diritti civili ed il reinserimento di chi è detenuto/a. Investire questa ricchezza di conoscenza e questa pluralità di «punti di osservazione» sul carcere, può significare ristabilire anche al suo interno una scala di valori non più separata ma appartenente alla società intera e capace di tradurre i diritti fondamentali della persona nella quotidianità del carcere:

  • sul diritto all'incolumità e alla sicurezza per chi è detenuto/a:
    • riaprire un'analisi critica delle scelte urbanistiche e delle architetture dei complessi carcerari; una verifica dell'idoneità delle strutture allo spirito delle riforme e una verifica dell'idoneità dei materiali usati rispetto al criterio di sicurezza per le persone;
  • sul diritto alla salute e all'efficienza del servizio sanitario:
    • una ripresa del dibattito e dell'iniziativa attorno al rapporto, assai critico, con il servizio sanitario sul territorio, attorno alla prevenzione, nonché attorno al trattamento della tossicodipendenza e dell'AIDS in carcere;
  • sul diritto allo studio e alla formazione:
    • per un'ulteriore spinta verso l'apertura del carcere a circuiti culturali e formativi non ghettizzanti, adeguati alle richieste di reinserimento lavorativo dei detenuti;
  • sul diritto al lavoro e all'associazionismo sindacale:
    • per lo sviluppo di ipotesi di reinserimento e di forme di incentivazioni; per una concezione del lavoro non disciplinare-trattamentale ma che miri all'autonomia e alla valorizzazione di ognuno/a; per un'organizzazione del tempo nelle pene alternative che rispetti le esigenze della persona;
  • sul diritto all'integrità, all'interezza, alla dignità della persona:
    • in ordine al rispetto dell'inviolabilità del corpo di chi è detenuto/a, al diritto all'affettività e alla sessualità, alla maternità, alla paternità, ai rapporti affettivi non normati, alla comunicazione con l'ambiente sociale esterno;
  • sul diritto di cittadinanza in generale:
    • per i diritti delle minoranze e degli stranieri;
  • sul diritto alla trasparenza dell'istituzione:
    • sulle norme delle prassi burocratiche e decisionali che determinano la vita di chi è detenuto/a; sul diritto all'informazione sui propri diritti e sulla propria situazione.

Su tutto questo chiediamo la disponibilità di quanti hanno saperi e professionalità non solo per riempire un «di meno», un’arretratezza, ma per produrre analisi e progetti, parziali e concreti, capaci di mutare una cultura ed un’istituzione.

Associazione «3 Giugno» Torino

giugno 1989, Le Nuove

Associazione «3 Giugno», c/o Gruppo Abele, via Giolitti 21, 10123 Torino, tel. (011) 8395442

 

Uno degli obiettivi dell’«Associazione 3 Giugno» è stato quello di portare avanti e sostenere l’iter giudiziario alla ricerca di una verità processuale sulle cause e le responsabilità della morte di 11 donne. Un percorso che si è avvalso del contributo prezioso di Bianca Guidetti Serra e di altri legali, di esperti di sicurezza, di tanti cittadini e cittadine sensibili ai temi del carcere e dei diritti di chi è detenuto.

Dopo 3 anni, l’esito è stato deludente: nessuna responsabilità è stata accertata. Ma la lettura del dispositivo è inquietante: una lunga lista di inadempienze, mancanze, misure e impianti inefficaci, che a nostra parere, e ancora 30 anni dopo, clamorosamente stridono con le conclusioni dei giudici.

Leggi la sentenza di primo grado.

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